
Daniele Silvestri, Argentovivo: dentro il significato del testo
Il video di Silvestri è in bianco e nero, con un ritmo di batteria incalzante e molta elettronica.
Un ragazzo non riesce a salire su un pullman, ci prova, mostrando la sua energia, la sua corsa, pur di salire, impaurito di perdere l’ occasione di accoglienza, di futuro.
Sopra, il mondo ordinato ed adulto, che in verità mostra uomini e donne pallidi e silenziosi nei loro segni di frustrazione, la forma in cui quella stessa energia iniziale e vitale si è adattata.
La società vive di strutture istituite : la scuola, il lavoro, la famiglia e non ci domandiamo se tutto quello che è organizzato nella nostra società sia davvero conforme alle pulsioni, all’ intelligenza, che oggi scopriamo sempre più “emotiva”, della natura umana.
Non ci domandiamo se, per chi non ancora consapevole della sua individualità, e che vorrebbe cercare la sua forma come l’argento vivo, nella trasversalità delle sue intelligenze, sia adatto alle forme ad esempio di apprendimento proposte dalla scuola.
Se la creatività primordiale di ogni personalità commista alla voglia di scoperta e desiderio trovi una forma di accoglimento, oppure se quelle modalità organizzate siano efficienti per la società ma non per la persona.
L’adolescenza è il momento più critico di questo interrogativo mai posto, negato da tutti e quindi più difficile.
“Costretto a rimanere seduto per ore
Immobile e muto per ore
Io, che ero argento vivo”
“E c’è un equivoco nella
Struttura
E fingono ci sia una cura
Un farmaco ma su misura
E parlano parlano parlano
Parlano”
L’ adolescenza è l’ età in cui si passa dal luogo iniziale della famiglia, dove c’è la prevalenza degli aspetti affettivi e ci si prepara ad affrontare il mondo e le sue strutturazioni, per cui le stesse figure paterne e materne assumono funzioni nuove.
In particolare, secondo gli archetipi psicologici, quella paterna è quella dovrebbe assolvere al ruolo di traghettatore tra l’ individuo e le regole della società.
“E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Perché alla fine si esce e non saprei dove andare
Ma non capiscono un cazzo, no
Io non mi ci riconosco
E non li voglio imitare”
“Mentre mio padre mi spiega
Perché è importante studiare
Mentre mia madre annega
Nelle sue stesse parole”
“Un’aula come cella
Suonerà come un richiamo
Paterno il mio nome dentro l’appello
E come una voce materna la
Campanella suonerà “
Il ragazzo, protagonista metaforico, combatte con la sua inadattabilità, la sua resistenza, che diventa rancore che lui riesce a smaltire con l’ isolamento e nella comunicazione dei social o elettronica.
“ A volte penso di farla finita
E a volte penso che dovrei vendicarmi “
“E il tempo scorre di lato ma
Non lo guardo nemmeno
E mi mantengo sedato per
Non sentire nessuno
Tengo la musica al massimo
E volo
Che con la musica al massimo
Rimango solo”
“Avete preso un bambino che
Non stava mai fermo
L’avete messo da solo
Davanti a uno schermo”
“Nella tasca un apparecchio
Specchio di quest’inferno
Dove viaggio, dove vivo, dove mangio”
Il mondo degli adulti agli adolescenti appare per come è: una bugia che tutti ordiscono come automi.
Diventare grandi significa imparare una bugia, sottesa, che i genitori, inconsapevolmente vogliono rappresentare, che gli ripetono, forse a difenderlo dalle difficoltà che potrebbe incontrare.
“Così facile da spiegare
Come si nuota in mare
Ma è una bugia, non si può imparare
A attraversare
Quel che sarò”
“Io che non mentivo
Che ringraziavo ad ogni mio
Respiro
Ad ogni bivio, ad ogni brivido
Della natura
Io che ero argento vivo”
La canzone può sembrare parziale perché manca di un aspetto, la figura paterna deve essere simbolo del desiderio unica via di fuga e celebrativa della vita a cui non tutti possono accedere.
La canzone è lirica pura e quindi assoluta.
Imprescindibile nel comprendere gli adolescenti ma anche gli ultimi del mondo, la diversità di ogni singolo e le nostre inadattabilità.