Bach, Vivaldi, Scarlatti, l’invasione barocca

Tra la fine del 1600 e la metà del 1700 tre grandi musicisti, con diverse fortune in vita, furono dapprima dimenticati e poi riscoperti uno o due secoli dopo.
Parliamo di musicisti del calibro di Johann Sebastian Bach, Antonio Vivaldi e Domenico Scarlatti. Massimi esponenti della musica barocca. Furono coetanei, Bach e Scarlatti nacquero addirittura lo stesso anno, si conoscevano e si stimavano solo attraverso le loro opere, ma ognuno dava un’espressione diversa alla musica.
È nota l’ammirazione che Johann Sebastian Bach avesse del più celebre Vivaldi. Al punto che ne chiedeva sempre una copia degli spartiti a chi andasse in Italia. Quello era il periodo della celebre musica del Prete Rosso di Venezia. La sua ammirazione per il grande esponente della scuola veneziana era tale che ne riarrangiò diverse opere.
Le sue caratteristiche, le espressioni della forza straordinaria nelle Quattro Stagioni, come in tante altre opere sono ancora tutt’ oggi riconosciute.

La musica di Vivaldi è corale nelle sonorità. C’è una sorta di malinconia che la pervade. Si avverte un respiro di forze che si sovrappongono senza ledersi. Si vive l’autunno di una Venezia di fine 600 non più dominatrice dei mari. La sua musica ha un fervore tumultuoso e malinconico, ricca di fermenti che esaltano il momento drammatico ed esaltante di una contemplazione dolce ed universale.

Nel cuore della Germania luterana, J.S. Bach, viveva nel suo piccolo mondo di provincia che però non comprendeva fino in fondo il suo genio, componendo esclusivamente per le celebrazioni liturgiche. Ebbe una esistenza senza grandi successi ne’ spostamenti. Visse solo un paio di episodi di difficoltà, di cui il più grave lo vide in carcere per poco tempo per dispetto di un aristocratico.
Sebbene la sua armonia sia ritenuta la più alta che un uomo possa pensare, per Charles Mingus è stata la musica più difficile mai scritta, all’ epoca gli preferirono addirittura talvolta altri musicisti come Maestro di Cappella. Soltanto in pochi lo ammirarono e solo alcuni decenni successivi, tra cui Mozart.
Nella sua musica il suo contrappunto ha un tempismo liberatorio e permette di identificarsi in un luogo astratto e sicuro. Offre una sensazione di un struttura musicale in costruzione. Una sensazione di scivolamento verso l’infinito.
Bach con le sue voci rimanda in un mondo fantastico di nessi che partono dai postulati di partenza, le sue prime note. Le tante comparazioni con la matematica le ha suscitate nei secoli successivi. Nella soluzione di un problema matematico non si è solo attratti dalla ricerca del risultato ma si avverte e si osserva la scoperta dell’armonia, via via che si procede verso la soluzione. Nella matematica sembra che non ci sia nulla di umano, invece c’è l’ebbrezza della sua astrazione, che è umana.
Così che ascoltando Bach la condizione umana si sublima con qualcosa di umano. Come accade con la matematica per i matematici.

Ritornando a Vivaldi, la vita gli riservò una fine difficile, il successo lo abbandonò e cadde in disgrazia con la gerarchia ecclesiastica che non gli consentì di avere più un impiego sicuro. Morì a Vienna poverissimo, seppellito in una fosse comune.
L’Italia era all’epoca il centro della musica europea e nella stessa Venezia di Vivaldi, arrivò il successo della grande scuola napoletana di cui uno dei più grandi esponenti fu Domenico Scarlatti.
Scarlatti è l’espressione della delicatezza del contrappunto. La sua musica si caratterizza dall’eleganza e la precisione nei suoi rintocchi, che però sfuggono dal prevedibile, cambiando via via tonalità, tempo ed intensità. Ricordano una sottile pioggia di suoni nella silenziosità del verde della campagna vesuviana del 700.
Si avverte così un certo panteismo che furono poi i semi delle sonorità popolari, della canzone popolare poi classica napoletana. In cui l’amore è trasfigurato attraverso le sensazioni di intimità dell’ incanto della Natura. Scarlatti riesce così a rappresentare aspetti della musica che è sia popolare sia colta. L’intimismo di Scarlatti fu così amato secoli dopo dai romantici e fa presagire quello di Chopin.

Tra questa fine del 1600 e la metà del 1700 questi tre grandissimi musicisti si conobbero attraverso gli spartiti, la loro lingua. Con diverse fortune in vita, incrociando le loro opere.
Espressero il loro modo di sentire la musica, figlia dello Spirito del Tempo. Ma ognuno intuì l’aria del proprio luogo di appartenenza: la tranquilla Germania luterana e pietista di Bach, la Venezia bellissima, tumultuosa ed in caduta, l’intimità e l’eleganza della Natura a Napoli.
Talvolta si distinguono bene i dettagli del passato più recente mentre le epoche passate appaiono schiacciate in una forma indistinta, con salti quantici di conoscenza tra un’epoca ed un’altra.
Ma il passato è ricchissimo, denso, molto più diversificato di quello che ci attendiamo.
La Storia è densa e ascoltarla attraverso la musica la rende infinita di suggestioni, ma miracolosamente ogni volta presente.
L’ascolto della musica rende viva quelle atmosfere. L’essere umano non cambia e la musica è sempre attuale.