
SAD EYES di Bruce Springsteen
Già il titolo Sad Eyes ci introduce in un sentimento intimo, indecifrabile a chi osserva. Il testo è breve, lo stile asciutto, ma calmo e luminoso, tipico di una letteratura americana, che ricorda una certa cinematografia. La musica è calma e calda, una base dolcemente epica e virile alla Springsteen, accompagnato da un arpeggio delicato. La voce, seppur decisa, interpreta una condizione sospesa, in bilico ma che tocca nel profondo.
Lo stile letterario è allora americano, la musica è cantata in modo americano, la voce un po’ trascinata e sussurrante.
La musica fa da luce diffusa che avvolge la scena e racconta un dialogo non espresso tra i due protagonisti, lui, lei. Scritto nelle loro intimità e li lascia nei loro pensieri.
“Ogni giorno qui vieni camminando,
io trattengo la mia lingua, non parlo molto.
Dici di essere felice e stai bene.
Bene, vai avanti piccola, io ho molto tempo.
Gli occhi tristi non mentono mai. ”
” Ti fai vedere e poi rifuggi. Ma lo so che presto tornerai da me”
” Se l’atmosfera ti sembra un po’ ostile.
Non preoccuparti, tesoro, non ci farai più caso ”
“So che pensi che non sarai mai mia.
Va bene, piccola, non mi importa.
Quel sorriso timido è dolce, è un dato di fatto.
Va’ avanti, la recita non mi disturba.
Ecco che arrivi tutta in tiro per un appuntamento.
Be’, fa’ un altro passo e sarà troppo tardi.
Un nastro azzurro nei tuoi capelli.
Come se fossi così sicura che starò qui.”
“Every day here you come walking,
I hold my tongue, I don’t do much talking.
You say you’re happy and you’re doin’ fine.
Well go ahead, baby, I got plenty of time. Sad eyes never lie”
“You show up and then you shy away.
But I know pretty soon you’ll be walkin’ this way. “
” Well if something in the air feels a little unkind,
Don’t worry darling, it’ll slip your mind “
“I know you think you’d never be mine,
well that’s okay, baby, I don’t mind.
That shy smile’s sweet, that’s a fact.
Go ahead, I don’t mind the act,
here you come all dressed up for a date.
Well one more step and it’ll be too late.
Blue blue ribbon in your hair.
Like you’re so sure I’ll be standing here “
Il brano trascende da uno spirito puritano tipico anglosassone, l’impossibilità di esprimere chiaramente i propri sentimenti. Con un rigore che non indulge all’ambiguità pur in una condizione ambigua.
Un senso di attesa e di comprensione virile, con l’accezione della dolcezza e della luminosità, il chiarore della scena.
Ci ricorda, forse fin dal titolo Sad Eyes, lo stile estetico di Hopper, americano anche lui.

Nei quadri di Hopper c’è lo stesso realismo fatto di silenzi, come quello cantato in questo brano. Nei suoi quadri la luce non indulge all’ ombra, come se comprendesse l’ambiguità dell’esistenza senza cederne.
Le sue scene sono così silenziose ed enigmatiche ma ricche di esistenza. Con lo stesso realismo fatto di luminosi silenzi, la luce che addolcisce la vita, come quello cantato in questo brano.


Hopper diceva delle sue opere “Io non voglio dipingere la gente che gesticola e che esprime emozioni. Quello che voglio fare è dipingere la luce su di un lato di una casa.”
Infatti nei suoi quadri i protagonisti, non sono mai rivolti verso lo spettatore, ma colte di lato, fissate nella loro intimità, nelle loro contraddizioni circondati dalla solitudine della luce, senza esprimere ambiguità.
La luce illumina le grandi città, sobborghi, luoghi anonimi in cui l’anima si disperde e si ritrova ancora più intima. Fino a renderle quasi surreali. Come surreale è l’intimità talvolta.

C’è quindi una estetica americana che unisce Springsteen ed Hopper. Le descrizioni delle Highway, dei distributori di benzina, i dialoghi tra se e sé di Springsteen, i visi rivolti verso le finestre nei quadri di Hopper. Fino a dipingere quanto sia enigmatica la vita e ” la luce sul muro”, che ci avvolge.
